C’è un’Italia vincente che dobbiamo rafforzare
di Marco Fortis
Grazie al Pnrr e alle risorse europee l’Italia ha non solo l’occasione di indirizzare l’uscita dal dramma della pandemia verso una svolta storica di ammodernamento del Paese e della sua pubblica amministrazione, di completamento della sua infrastrutturazione e di riduzione del divario nord-sud. Ma ha anche la possibilità di rafforzare e spingere ancora più avanti il suo modello di sviluppo sostenibile i cui profili reali sono poco noti agli stessi italiani.
In uno studio recentemente completato dalla Fondazione Edison e dal Cranec dell’Università Cattolica (G20 and the Italian Economy), che è stato messo a disposizione del governo italiano e che è stato presentato in anteprima al recente convegno Ibc “Sostenibilità 2030”, si evidenzia come vi siano due Italie vincenti, che già funzionavano bene prima della pandemia e che il Pnrr può ulteriormente irrobustire e accompagnare lungo nuovi sentieri di innovazione e sviluppo. La prima Italia solida e dinamica è quella forse un po’ più conosciuta, anche se in verità non troppo nemmeno essa: è l’Italia dell’economia reale della manifattura, dell’agricoltura e del turismo. Infatti, il nostro Paese è secondo nell’Ue per valore aggiunto manifatturiero e per pernottamenti di turisti stranieri ed è primo per valore aggiunto agricolo. L’Italia vanta il quinto surplus commerciale manifatturiero con l’estero a livello mondiale. In particolare, con 56 miliardi di dollari nel 2019 siamo secondi solo alla Cina per attivo commerciale nelle 3F del design e della qualità (fashion, furniture, food&wine). Ma con 75 miliardi di dollari siamo anche terzi dietro soltanto a Cina e Germania nelle 3M della tecnologia e dell’innovazione (metal products, machinery and equipment, medicaments).
Grazie ad una politica industriale vincente come quella di Industria 4.0, negli anni precedenti la pandemia le nostre imprese hanno investito in macchinari e sistemi avanzati come non accadeva da decenni. Risultato: la nostra competitività si è impennata. Nel quadriennio 2015-2018 abbiamo avuto la più forte crescita media annua sia del valore aggiunto sia della produttività manifatturiera tra i Paesi del G7. Siamo diventati la sesta economia al mondo per robot installati, la seconda nella moda, la terza nell’alimentare e nel mobile, la quarta nella meccanica (davanti all’intero Nord America). In alcune nostre Regioni “locomotive” del made in Italy gli investimenti fissi lordi sono aumentati nel quadriennio 2015-2018 a tassi da economie emergenti. In Veneto gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 5,4% medio annuo (quasi come in Cina, +5,8%), mentre in Emilia-Romagna l’incremento è stato del 4,4% medio annuo e in Campania del 4,2% (quasi come nella Corea del Sud, +4,8%). Inoltre, in Puglia gli investimenti fissi lordi totali sono aumentati nello stesso periodo del 3% medio annuo (cioè più che in Germania e Francia, +2,9%).
Ma vi è una seconda Italia che primeggia nel mondo e che funziona, anche se è ancor meno nota della prima. È l’Italia della sostenibilità. Basti pensare che siamo l’ottava economia del G20 per dimensione del Pil ma solo la terzultima per emissioni di CO2. Meglio di noi fanno solo la Francia (che ha il nucleare) e l’Argentina, che economicamente è una piccola realtà. Siamo la settima industria del G20 per valore aggiunto ma nuovamente solo la terzultima per emissioni di CO2. Meglio della nostra industria fanno soltanto quella del Regno Unito (Paese però votato ormai principalmente ai servizi) e la marginale industria dell’Argentina. Se nell’indice di sviluppo umano dell’Onu siamo noni nel G20, risaliamo al quarto posto nella nuova versione dell’indice “corretta per le pressioni planetarie”, grazie alle nostre ridotte emissioni di CO2 e al più basso consumo di risorse naturali. Sempre nel G20, l’Italia è terza per quota del solare e dell’eolico nella produzione di energia elettrica. Ed è la seconda nazione nella graduatoria del Pil generato per unità di impiego di energia dopo il Regno Unito. Ma non è tutto. Abbiamo anche il maggior numero di certificazioni ambientali Iso 14001 in rapporto al Pil tra i Paesi del G20 (oltre che il primato anche per quelle Iso 9001).
I risultati conseguiti dall’Italia nell’ultimo quinquennio pre-Covid sotto il profilo sia della crescita-produttività sia della sostenibilità ambientale costituiscono una novità importante rispetto ai primi quindici anni del nuovo secolo, che avevano visto l’economia italiana arrancare in termini di performance perdendo terreno rispetto agli altri Paesi. Tali risultati non devono però essere visti come un punto di arrivo bensì come un punto di partenza per raggiungere target ancor più ambiziosi, che la stessa attuazione del Pnrr può supportare considerevolmente. La duplice sfida dell’innovazione-competitività e della sostenibilità è appena cominciata.