Ibc, Associazione Industrie Beni di Consumo, lancia il progetto “Sostenibilità 2030”. Scopri chi siamo e la rilevanza sociale ed economica del comparto che rappresentiamo.

L’Associazione Industrie dei Beni di Consumo riunisce oltre 33mila imprese industriali attive nei settori alimentare, bevande, prodotti per la cura della casa e della persona, tessile ed abbigliamento, arredo e prodotti/accessori per la casa, prodotti per l’intrattenimento. La loro produzione genera un giro d’affari stimato in 100 miliardi di euro.

 

 

 

Il rapporto Ibc Trends 2020 propone una fotografia dello scenario degli obiettivi e delle sfide che si profilano per l’industria dei beni di consumo.
Redatto da Ref Ricerche

 

 

 

 

 

Nel complesso l’intero comparto industriale dei beni di consumo vale il 4,3% del valore aggiunto prodotto dall’economia italiana e incide per il 33% sui consumi nazionali. Impiega un milione di addetti, pari al 5% dell’occupazione nazionale e al 30% di quella del settore manifatturiero.

L’Industria dei beni di consumo: un comparto strategico

 L’industria dei beni di consumo è fra i segmenti del nostro sistema produttivo che negli ultimi anni hanno permesso di rallentare il declino economico del Paese.

Secondo le analisi di Ref Ricerche, pur con andamenti fortemente differenziati a seconda dei settori, la produzione industriale dei beni di consumo nel 2019, prima della crisi del Covid, era ritornata sui livelli d’inizio decennio. È un risultato significativo, alla luce del fatto che nello stesso periodo i consumi interni di questi prodotti si erano contratti del 7% a prezzi costanti. In parte questo è dovuto al fatto che diverse aziende hanno sostenuto la produzione rafforzando la propria competitività e mantenendo posizioni di leadership nel panorama internazionale: se il fatturato in Italia dei produttori di beni di consumo fra il 2010 e il 2019 era aumentato del 3%, quello estero nello stesso periodo era cresciuto del 43%.

Il saldo commerciale complessivo di questi settori, intorno ai 10 miliardi di euro all’inizio del decennio, è aumentato costantemente, superando i 40 miliardi di euro negli ultimi due anni. I processi di internazionalizzazione non sono stati quindi solo una fonte di pressioni competitive dall’esterno, e una spinta alla delocalizzazione di molte attività, ma hanno anche rappresentato una opportunità per quanti hanno saputo allargare la propria presenza sui mercati esteri. L’Italia è il settimo esportatore mondiale di beni di consumo: ha una quota di mercato sulle esportazioni mondiali di questi prodotti del 3,7%.

Questo è stato possibile grazie a importanti innovazioni nei prodotti, che sono andate prevalentemente nella direzione di un costante upgrade qualitativo. In una fase difficile per l’industria italiana, la selezione del nostro tessuto imprenditoriale è spesso avvenuta attraverso la crescita delle aziende che hanno saputo riposizionarsi andando a occupare le nicchie di mercato a maggiore valore aggiunto, abbandonando la fascia bassa, dove la competizione “di prezzo” è presidiata dai Paesi emergenti.

Per saperne di più: www.ibconline.it